Prendetevi qualche minuto di calma: non potete capire fino in fondo questa storia complicata senza un po’ di attenzione. E soprattutto senza tenere bene in mente la filosofia dei Marines:
“Se vuoi la logistica, vai nell’esercito. I Marines si arrangiano”.
Questa è una storia di orgoglio, ottusaggine e caparbietà. Questa è la storia della 1911 Meu (Soc).
Nel 1985 l’adozione della nostra Beretta M9 in 9mm parabellum da parte delle forze armate USA mandò in pensione la vetusta Government 1911 A1 in 45 ACP. Non dappertutto però. I Recon Marines, impiegati dalle Meu (Marines Expeditionary Unit) che sempre più spesso si trovavano a combattere in ambiti urbani CQB (Close Quarte Combat) non si fidavano troppo del potere di arresto del 9 mm parabellum, anche se la pistola era un’arma secondaria, da usare solo in caso di problemi con quella principale. Gli studi hanno dimostrato che nella maggior parte delle condizioni il 9 mm parabellum va più che bene, ma agli americani non andava giù di portare al fianco una pistola italiana che per di più sparava una cartuccia tedesca. Un affronto.
Come fare per avere una ancora una 45 al fianco nonostante fosse ufficialmente in pensione? I Marines risolvono il problema alla maniera loro. Arrangiandosi, appunto. Tirano fuori dagli arsenali tutte le Government residuate belliche, pistole che hanno fatto la II guerra mondiale, la guerra di Corea e il Vietnam. Le smontano pezzo pezzo pezzo, verificano i fusti per non avere debolezze o cricche e riassemblano a mano una pistola con pezzi comprati dal mercato dei customizzatori americano di 1911. A curare gli smontaggi, le verifiche e i riassemblaggi è il PWS (Precision Weapons Section) di Quantico (Virginia), che in pratica è l’arsenale/officina di armi del Corpo dei Marines.
Forse non sembra una cosa da sani di mente montare pezzi nuovi su telai che hanno visto tre guerre, ma ormai i Marines si erano lanciati. Le prime 1911 Meu sono delle pistole con il telaio residuato bellico, il carrello comprato dalla Springfield o dalla Caspian, canne Bar-Sto e accessori vari Nowlin, E Brown, Wilson Combat, MGW e Pachmayr. In altri termini il top che si può avere su una 1911. Ogni pistola è assemblata e accuratizzata a mano dai maestri armieri dei Marines e testata una per una. Sin dai primi esemplari vengono adottati due tratti distintivi di quest’arma: le guancette Pachmayr e il cane con la cresta tonda tipo Commander.
La 1911 Meu prima versione
La 1911 Meu con carrello Caspian (rarissima, non ha avuto evoluzioni)
C’è pero una questione che i Marines non hanno tenuto in considerazione. Ogni Recon Marine spara tantissimo. Pensate che solo in addestramento consuma 50.000 cartucce e dopo 30.000 la 1911 ha bisogno di manutenzione. Solo che questa manutenzione non può essere fatta in reparto: dev’essere rispedita al PWS di Quantico. Questo perché ogni 1911 Meu è unica e per ripararla dev’essere adattata a mano e solo i maestri armieri possono farlo. Ogni volta che una pistola torna al PWS viene comunque aggiornata, non ritorna mai uguale a prima nelle mani del Recon Marine. Ecco perché ne esistono numerose varianti, alcune più diffuse e altre meno.
La evoluzione della 1911 Meu: si passa al carrello con la finestra di espulsione maggiorata e alle fresature sulla parte anteriore.
Arrivano le mire Novak e la sicura sul fusto maggiorata
Proprio la difficoltà di riparazione, che non può essere fatta sul campo e la non intercambiabilità dei pezzi, spinge all’inizio degli anni 2000 i Marines a valutare alcune 1911 di nuova concezione, costruite in serie e, quindi, più facili da riparare. Il fatto che l’FBI avesse adottato la Springfield Bureau Model, spinse i Marines a chiedere un lotto alla Springfield per valutarla sul campo. La casa di Geneseo approntò una variante della TRP, strettamente imparentata con quella adottata dai federali. La pistola è stata molto apprezzata per la straordinaria precisione, ma ha sollevato molte critiche per le tolleranze troppo strette. Una meccanica precisa, infatti, se sul mercato civile è molto ricercata, su quello militare viene vista come pericolosa. I Recon Marines si fidano solo delle pistole che fanno clank clank quando le scuoti, perché anche sporche di sabbia, terra, fango spareranno sempre, mentre quelle con le tolleranze strette possono incepparsi.
La Springfield Professional TRP prima versione con la minigonna e il carrello senza fresature
La Springfield evoluzione, senza minigonna e con fresature
Ma di gare ufficiali per adottare una nuova pistola non se ne parla. E mentre le 1911 Meu continuavano a fare avanti e indietro dai reparti dislocati in Iraq e Afghanistan da e verso il PWS e venivano rigenerate con nuovi pezzi di continuo, alcuni Marines ebbero modo di vedere le 1911 fatte dalla Kimber che erano state adottate dallo SWAT della polizia di Los Angeles. I poliziotti vanno ad allenarsi a Camp Pendleton, a casa dei Marines e non fanno che parlare bene della loro Kimber. Dopo poco tempo, i Marines chiedono alla Kimber di allestire un lotto di 1911 Meu per la valutazione: nasce la ICQB, dove I sta per “interim”, cioè pistola di transizione.
La Kimber ICQB
Allo stato attuale sembra che i Marines vogliano davvero adottare un’arma moderna, smettendo di rigenerare di continuo le vecchie Government e presto saranno diramate le specifiche che i produttori che parteciperanno alla gara di assegnazione dovranno rispettare. La storia non è finita.
A me questa storia, comunque, è piaciuta così tanto che ho deciso di ubriacarmi e di...vedere doppio. Ecco le mie MEU, ma le presenterò un'altra volta.